IN COSCIENZA....
Quello che dico a voi lo dico a tutti “ Vegliate!” Non ci sono segreti fratelli cristiani , tutto ciò che c’era da dire fratelli cristiani è stato detto, è pubblico, è stato scritto nero su bianco, impresso nei libri della Sacra Scrittura, dalla Genesi, dal libro Genesi all’Apocalisse di san Giovanni apostolo. Gli apostoli, i discepoli non sono stati privilegiati, il privilegio è appannaggio dell’uomo, non di Dio, che è giustizia, cioè chiarezza, trasparenza, sincerità, linearità, armonia, amore. “Quello che dico a voi, (agli apostoli, ai discepoli), lo dico a tutti”, cioè a noi fratelli cristiani tanto che diveniamo tutti apostoli, discepoli, tutti; siamo la continuità, la tradizione, non di un pensiero, ma di uno stile di vita, di un modo di vivere, di un’esperienza tangibile, che attraverso noi si propaga nel tempo, dilaga, si eternizza, diviene eterna, cioè sempre presente, Presenza. Il cristianesimo è diretto rapporto con una Persona, il Cristo, che è Parola, corpo, anima e spirito, cioè persona, divinità, cioè Dio; e questo rapporto è alla pari con me, uomo che sono al suo pari corpo, anima e spirito, dunque anch’io sono parola e per sua grazia, per grazia di Dio sono divino, in forza del battesimo mi è conferita la grazia, la vita divina, cioè in Lui, con Lui sono Dio perché come scrive Paolo Dio è tutto in tutti. Parla a tutti, è in tutti, lui il tutto, perché nei tutti, in ognuno di noi vede il suo Figlio, il Cristo e vede se stesso perché fatti, creati da lui, da Dio a sua immagine e somiglianza e posti nel giardino a godere ciò che lui ha creato per me uomo, per noi tutti, Ha cerato tutto per tutti, lui che è tutto, il Tutto. Ora ciò che ci dice, ci suggerisce è: Vegliate, cioè ci suggerisce di stare desti, svegli, di non dormire specialmente nella notte, cioè in quei momenti dedicati, da dedicare al sonno. Siamo invitati a stare attenti, guardinghi, vigili ma anche a prendersi cura, assistere amorevolmente e in ciò pensiamo al nostro atteggiamento verso i malati, i morenti e chi insomma necessita attenzione. Chi fratelli cristiani necessità attenzione? La prima attenzione che neghiamo a Dio è la riconoscenza, noi non riconosciamo chi ci ha dato la vita e se non riconosciamo ciò, non riconosciamo la vita e quell’alleanza, tra lui , Dio e me uomo; quell’alleanza che è il filo conduttore della Sacra Scrittura, cioè della nostra storia personale, quindi della Storia tutta quella con la S maiuscola. Se non comprendiamo il valore della vita se non diamo, attribuiamo ad essa il giusto valore cioè il capire chi siamo, avere chiara la nostra identità, penetrare la nostra coscienza per fare esperienza della verità che in essa è contenuta, cioè Dio, allora non vegliamo. Per noi vegliare oggi è fare volontariato, raccogliere alimenti e vestiti, iscriversi alle associazioni e tenerle a tutti i costi in piedi, tutto lodevole, ma se non sappiamo chi siamo e perché lo facciamo, se non abbiamo chiara la nostra identità, se non definiamo la nostra personalità, non ci rendiamo conto di ciò che c’è e di chi c’è nella nostra coscienza: operatori sociali ma non cristiani. “Vegliate”, siamo invitati a non dormire cioè a godere a fondo del tempo, a sfruttarlo per produrre, per fare economia, sana economia, cioè realizzare il massimo risultato con i mezzi a noi dati, cioè ad essere ciò che si è realizzarsi, comprendere se stessi, accettarsi, perché fatti per essere così, essere attenti a se stessi, dunque vegliare se stessi. Se tendo a questa conoscenza, dunque a questo rispetto rivolto a me stesso di conseguenza tendo ed estendo la mia conoscenza e il mio rispetto a Dio, per Dio che mi ha pensato, mi ha voluto, e conoscendo Dio che è l’altro da me, (cioè non è me, ma Dio e non io), è Dio dunque se stesso, stabilisco scientificamente la mia identità, sono io e non Dio, Dio è diverso da me, dunque emerge anche l’identità del mio prossimo che non sono io, non è Dio, è qualcos’altro da me e da Dio, e se rispetto me rispetto anche loro secondo quei criteri che scaturiscono dalla mia coscienza e manifestano la mia libertà. Se nella coscienza c’è scambio e incontro con Dio che la abita, c’è incontro con la verità e la libertà e allora vale ciò che dichiarò in un’intervista un prete che certamente non verrà elevato alla gloria degli altari ma che ha servito con spirito di abnegazione in nome di Dio, la sua gente, il suo gregge che gli si è raccolto intorno:” Ogni tanto” scrisse “mi arrivavano messaggi o meglio inviti all’obbedienza. Io questa decantata obbedienza l’ho sempre respinta sostituendola con la coscienza”. L’essere attenti, il vegliare è al tempo stesso scienza e poesia perché oltre a dimostrare provati e riprovati passaggi logici e ragionati, il vegliare coinvolge il cuore, il sentimento. L’attenzione è frutto del silenzio ragionato e del sentimento silenzioso. Il vegliare, l’attenzione coinvolge e comprende tutto me stesso, corpo e spirito, dunque è questo che il Signore chiede: la totalità di se stessi, perché quella totalità donata torna a me, ritorna a me, (come il corpo nel giorno della resurrezione), e la totalità è pienezza e la pienezza è il Tutto cioè Dio stesso che prende possesso di me realizzandomi cioè facendomi sentire, in Lui, me stesso, ciò che sono e ciò che debbo essere. Fratelli dunque “Vegliate!” Buon inizio di avvento