I DOVERI DEL PASTORE!

10.01.2016 06:44

 

L’attesa presuppone la domanda . Luca che sappiamo , per sua stessa affermazione , attento cronista, scrive : “ ….. poiché il popolo era in attesa e tutti …… si domandavano ….“ l’Evangelista evidenzia che il popolo è intelligente , dimostra la sua intelligenza , perché si pone delle domande …. chiede  perché , il perché delle cose , che è ricerca dell’origine delle cose , che è la ricerca di cosa sta sotto alle cose ,del motore delle cose , di ciò che fa essere le cose …. Dio . Dio dunque risiede nel suo popolo , ha posto la sua dimora nel suo popolo .  Il popolo è in questo caso filosofo e teologo , si chiede il perché , non il come , il come è appannaggio dei tecnici , i filosofi e i teologi  indagano sul perché , poi lasciano spazio ai tecnici , alla scienza . Guai se un bambino nella sua fase di maturazione non chiedesse , non ponesse domande , non si ponesse delle domande …. è attraverso le domande che quel bambino  cresce , che progredisce , che  avanza , che  matura ,che conosce , dunque l’uomo si educa ed educa attraverso la sua maturità e Dio ama il suo popolo come il padre il suo bambino che guarda crescere e lo aiuta a crescere attraverso l’educazione  che è risposta ai perché . La domanda presuppone la ricerca da cui il dialogo , la relazione …. dialogare, l’esternare la ricerca , renderla comprensibile , manifestarla ad altri  . Domandare è dunque strada alla conoscenza e la conoscenza strada alla sapienza , alla maturità , alla saggezza . Nel popolo dunque risiede, attraverso l’attesa , la conoscenza . L’attesa è speranza e silenzio , pazienza , umiltà , mitezza . Il popolo è la centralità del messaggio , Dio si rivolge al suo popolo perché il suo popolo sa attendere e perché nel suo popolo si riconosce , come il suo popolo riconosce in Dio la sua guida , ciò che gli conferisce dignità dunque, sicurezza , identità … tende a lui , l’intimità dell’uomo tende a Dio perché è di Dio e cogliendo ciò si manifesta . Il contesto che Luca descrive non è il tempio o la sinagoga ma è un luogo dove è radunato il popolo , il santo popolo di Dio , dove è radunata una assemblea , appunto l’Ekklesìa , la Chiesa. Quel luogo , nel caso specifico , è un greto di torrente , ma potrebbe essere ovunque perché ogni luogo è terra santa perché creata da Dio e calpestata dall’uomo che è popolo , sua parte e chiunque in esso si riconosce assume  l’identità del popolo che è l’insieme delle identità di ognuno ; dunque la libertà del popolo è l’insieme delle libertà di ogni suo componente , il popolo così garantisce libertà e identità ad ognuno , mentre il garante della libertà e dell’identità è Dio . Nel brano non si riscontrano presenze istituzionali , ma la libertà del popolo ….  il contesto è la libertà , spazio aperto, libero da limiti e da doveri , lì , il popolo è liberamente e spontaneamente radunato , si è radunato e non è festa , né precetto . L’acqua con il suo scorrere ci porta a pensare al divenire a “ quel tutto scorre “ che i primi filosofi intuiscono , lo scorrere , il passaggio , il viaggio , il tempo che passa, il corso della vita , dell’esistenza , dell’esistenza di un popolo , del singolo , del mondo , dell’universo . Cosa attende il popolo di Dio e da Dio ? Cosa cerca in quel suo domandare ? Cerca segni , su cui speculare , su cui soffermarsi , per capire , comprendere , per credere …. e nel credere cerca sicurezza e pace …. realizzazione di sé . Dal Battista , guida e pastore , libero da schemi e condizionamenti , appartenente a Dio solo e a nessun genere di istituzione  pubblica o privata , politica o religiosa , il popolo , attende l’annuncio , l’indicazione , ma da Dio attende la manifestazione …. : “ … venne una voce dal cielo … “ , quella voce è udita perché è dentro a coloro che sono lì radunati , a quell’assemblea , a quell’Ekklesìa . Ognuno sente dentro di sé quella voce e quella voce sale dal di dentro , dall’intimo ,dalla coscienza di ognuno per giungere alle orecchie  e il singolo diviene tutt’uno ….. popolo …. e la coscienza singola diviene coscienza di gruppo ….. unità … Chiesa . La Chiesa dunque manifesta un’unica coscienza che è la coscienza di coloro che singolarmente hanno udito e colto l’annuncio e vissuto la manifestazione di Dio.  

Tutti dovremmo avere visto e ascoltato Dio ….. perché ci abita , è in noi e ci parla continuamente , cioè continuamente si manifesta . Il suo abitarci equivale a vivere la sua vita , a vivere la sua Alleanza , a condividere la sua grazia , a fare esperienza della sua comunione . Elisabetta della Trinità scrive così a sua madre : “ Pensa che la tua anima è il tempio di Dio … ; in ogni istante del giorno e della notte le Tre Persone divine abitano in te …. Se si ha coscienza di ciò , c’è una intimità davvero adorabile ; non si è mai più soli ! “. Questa è l’esperienza che in quel contesto di Chiesa , Ekklesìa , di libertà , il popolo vive . Il popolo ha bisogno che ogni singolo viva una esperienza personale con Dio , per acquisire una coscienza di massa e questo non è comunismo , ma cristianesimo , unità di vedute , di intenti , un cuor solo un’anima sola leggiamo negli Atti degli Apostoli “ erano un cuor solo ed un’anima sola “ . Si vive la comunità solo se prima si è vissuta la comunione , che altro non è che lo svuotamento di sé per far posto all’altro da me , a colui che mi ha fatto e mi fa essere … Dio … quindi alla novità che ne consegue  . Puntuale è necessaria la presenza della guida , del pastore che annuncia e poi lascia libero l’individuo perchè questo formi la sua coscienza al messaggio divino . Giovanni il Battista è la fine figura del pastore e la massima espressione della libertà . Ogni pastore ( e con ciò mi riferisco a tutti i credenti nessuno escluso , nella Chiesa non vi sono divisioni di ceti o di classi ) non dico dovrebbe …. affermo che ha il dovere di riferirsi a quella figura , che non plagia , né violenta , né lega il popolo o il singolo ….ma gli annuncia la Verità , che non è la sua ,soggettiva ……. ma è Verità oggettiva , quindi  la trasmette così come l’ha ricevuta con un gesto : indicandola …  e ha il dovere di manifestare e svelare la sua identità l’identità del pastore :  dire ciò che si è e non ciò che si vorrebbe che fosse  .