FRATELLI CRISTIANI SIAMO VIVI PERCHE' FIGLI DEL DIO VIVENTE

24.08.2014 08:20

Gesù, in questo brano di Matteo pone due domande a cui fanno seguito altrettante risposte. La gente lo abbiamo sentito, ha sicuramente rispetto di lui, è annoverato e associato a grandi personaggi che hanno fatto e sono la storia d’Israele, la storia di un popolo, ma lui non è un personaggio, è oltre l’uomo, oltre la storia: egli è Dio. La gente dunque per bocca dei suoi discepoli non l’ha riconosciuto, e nemmeno i suoi discepoli, annoverati tra la gente da Matteo. Siamo al capitolo 16 del Vangelo, siamo nel pieno della rivelazione. La gente non accetta ancora che Dio sia uomo, infatti di Gesù, dicono che è importante ma uomo. Il tempo passato a lasciare segni, (miracoli, insegnamenti, conversazioni), tra il suo popolo è servito solo per ricordare delle doti ma non a rivelare la sua identità. Non gli restano che i discepoli, coloro che vivono in stretto contato con lui, e ponendo a loro la domanda circa la sua identità, non ha risposte se non da uno solo, uno su dodici, uno solo sui dodici scelti, e scelti direttamente da lui. Pietro svela l’identità, la vera identità di Gesù! E’ il Cristo. “Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente”. Pietro lo riconosce perché si lascia guidare, perché presta la sua voce, agisce in “persona Christi” come il sacerdote quando amministra i sacramenti, si presta: presta la sua azione all’Agire. Dio agisce per mezzo di Pietro e risponde al Figlio “Tu sei il Cristo”. E’ Dio dunque che rivela il Figlio, non l’uomo, l’uomo compartecipa alla rivelazione con la sua presenza, l’uomo divenne mezzo e testimone dell’Evento, del solo e unico evento creativo: la manifestazione di Dio, lo svelamento dell’Incarnazione. A Cristo Pietro rende giustizia, svelandone l’identità, è l’umanità che prende coscienza che Dio è Dio e uomo, che è duplice la sua natura e di conseguenza per analogia  è duplice anche la natura dell’uomo. Dio sceglie di mischiarsi con l’umanità, Giovanni Battista, Elia, Geremia, i discepoli. Per bocca di Pietro, per mezzo di Dio, l’umanità riconosce che Dio è uomo è “Figlio del Dio vivente”, Dio dunque vive, cioè è uomo ed è Padre perché riconosce in Gesù il Figlio. E se Dio vive e vive l’uomo, l’uomo è Dio perché vive. Pietro è un fine teologo ed è un uomo ispirato, si presta, è a servizio, per ciò Gesù, Dio, lo chiama beato. Pietro per questa sua disponibilità, per questa sua vocazione al servizio viene posto al centro della Rivelazione, Dio attraverso Pietro, rivela, svela quel segreto arcano contenuto nella Scrittura per secoli, contenuto nella storia, Pietro è colui che annuncia al mondo che la storia è giunta al suo compimento, Pietro è l’araldo della salvezza dell’uomo. Se Dio si è rivelato in Gesù, se Gesù è il Cristo allora tutto si ricapitola in Lui, scriverà Paolo, e se si ricapitola, tutto torna a lui e a lui è attirato, rinnovato e rimandato.E’ la seconda creazione, ricapitolato, ricreato, ricreazione, nuova creazione, novità, cioè dalla provvisorietà alla definitività: l’eternità. E’ iniziata lì in quelle parole ispirate fratelli cristiani, la fase della Chiesa, l’assemblea a cui apparteniamo che vince la morte, che vince gli inferi cioè ciò che sta sotto l’uomo, sotto i suoi piedi, per stare sopra, per elevarsi, lo stare in piedi significa vivere. La Chiesa è di Cristo: “la mia Chiesa” riporta Matteo, se è sua non è di nessun altro e se lui è vita è perché la chiesa è viva ed è vita, si erge, si affida alla sola amministrazione di Pietro. Pietro è l’uomo, e l’uomo è colui di cui Paolo scrive ai Romani: “con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza”. Pietro con la frase “Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente” professa la sua fede e si salva. Pietro si rende conto di credere e rende giustizia al Cristo perché crede, e quel rendere giustizia è manifestare cuore, sentimento, amore. Essere giusti, schierarsi dalla parte della giustizia, significa donare la vita, che è ciò che Cristo, Dio fa per noi. Pietro per bocca di Paolo è l’uomo che si affida totalmente alla fede, è l’uomo di fede, come scrive Paolo: “la fede pone il suo fondamento nelle cose che si sperano” cioè la venuta del Cristo, Pietro come ogni pio ebreo attendeva l’evento e lo riconosce “Tu sei il Cristo…” e ancora Paolo sulla fede scrive “e ha come prova le cose che non si vedono” cioè Dio stesso invisibile all’occhio umano, e Pietro lo testimonia “… il Figlio del Dio vivente” ciò che lui non può vedere, ciò che a lui non è consentito vedere ma che accetta, come Elia, Mosè, che si velano alla presenza di Dio per non essere a lui rapiti. Pongono loro un limite perché ne riconoscono l’infinita potenza: la santità. La nostra garanzia fratelli cristiani è Pietro, di lui sappiamo per bocca di Cristo stesso che è colui che ha riconosciuto in Cristo il Dio vivente, Pietro è il garante della sua identità, non possiamo dirlo degli altri.

donandreagiordano