ECCLESIA
Proseguo e termino , la mia riflessione su quelle parti della S. Messa che il Messale Romano , ritiene di far recitare a chi preside , sottovoce . Dopo quelle della liturgia della Parola che ho trattato nei giorni scorsi , ne riporto una che viene recitata in preparazione alla Comunione , immediatamente dopo la recita dell’Agnello di Dio che è preceduto dalla frazione del pane . In quel momento viene recitata a scelta tra due proposte , una preghiera . La prima proposta è quella che io solitamente recito sempre ad alta voce e dice così : “ Signore Gesù Cristo , Figlio del Dio vivo , che per volontà del Padre e con l’opera dello Spirito Santo morendo hai dato la vita al mondo , per il santo mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue liberami da ogni colpa e da ogni male , fa’ che sia sempre fedele alla tua legge e non sia mai separato da te “ ma in sostituzione si può recitare la seconda formula che così recita : “ La comunione con il tuo Corpo e il tuo Sangue , Signore Gesù Cristo , non diventi per me giudizio di condanna , ma per la tua misericordia sia rimedio e difesa dell’anima e del corpo “ . Le note del Messale invitano a leggere sottovoce , quindi quasi mai si sente pronunciare una delle due formule da parte di chi officia , il quale generalmente si raccoglie, ne sceglie , e ne legge silenziosamente una delle due , quindi si genuflette . Ripeto che sarebbe importante che la formula venisse letta ad alta voce così ché l’assemblea la impari a memoria perché formula o preghiera, non specifica al solo sacerdote ma fruibile dall’intera assemblea, dalla “ Ecclesia “ . Ometto di commentarla ma trascrivendola la lascio alla vostra sensibilità meditativa e contemplativa cari amici di Chiesa Controcorrente … gli spunti ci sono tutti e … copiosi . Invece mi soffermo sulla preghiera che il celebrante pronuncia purificando la patena ed il calice , dopo avere distribuito l’Eucarestia . Questa formula è da recitare ,secondo le disposizioni del Messale, sottovoce e dice : “ Il sacramento ricevuto con la bocca sia accolto con purezza nel nostro spirito , o Signore , e il dono a noi fatto nel tempo ci sia rimedio per la vita eterna “ . E’ una bomba ….. la Liturgia , in questa formula , presta molta attenzione al gesto , all’azione ….. il sacramento , il segno , il miracolo è : “ …. ricevuto con la bocca …. “ è la concretezza dell’incontro , come un intimo bacio e la conseguente penetrazione in chi riceve ….. è atto sposale all’ennesima potenza … appunto una bomba che rende il gesto , l’atto , conoscenza , biblicamente conoscenza . L’atto sponsale va allo spirito , non si ferma alla superficie , ma penetra in profondità , nell’intimità , divenendo unitivo …. per entrambi gli attori reciprocamente oblativo , e gli attori sappiamo molto bene chi sono : l’amato e l’amante …. Dio e l’uomo . A conferma della concretezza di questo intimo rapporto la Liturgia indica in questa azione , in questa atto oblativo cioè d’amore , dunque di fede un “ …. dono a noi fatto nel tempo …. “ a dire che l’amore è eterno , non ha tempo , si perpetua perché noi siamo eterni , viviamo l’eternità . L’atto è poi realtà , appunto concretezza , perché un dono lo si riceve , lo si merita , lo si attende , lo si spera e il dono è nel tempo , nella concretezza , è visibile , è materia , solida sottoposta ai sensi , qui e ora ricevo quel dono , quell’attenzione di chi ama e mi fa amare , di chi mi spinge ad amare , mi sollecita ad amare , aprendo i miei orizzonti all’oltre me stesso , per l’Altro da me che è da me diverso ….. è diversità che nel rapporto diviene unità …. unità unitiva nella diversità . Quel dono veicola alla vita eterna , all’eternità , all’esercizio di quella nostra vita divina che noi troppo spesso dimentichiamo di avere ricevuto …. è la vita di Grazia nella vita biologica …. unità nella diversità , ma nessuno ce lo ricorda più , tanto è vero che leggendo queste formule , a pochi celebranti viene in mente di condividerle …. Forse perché non le meditano e le contemplano ? ….. Forse ….. eppure Dio ce le ha fatte avere …. suo patrimonio a nostro uso , è nostro , per noi , riappropriamocene .