DA UN ERETICO, UN'ANALISI OSCENA

26.01.2015 09:41

La fraternità sacerdotale è una boiata! E’ un’affermazione forte vi spiego il perché. Ieri al Favaro come ogni anni si è celebrata la tradizionale memoria di S. Giulio patrono dei muratori e di tutto l’indotto del settore edile. Sono sempre stato invitato essendo io diplomato geometra, ed esercitante da più di trent’anni la libera professione. Solitamente l’ invito proveniva da un mio ex compagno di scuola, coscritto e impresario edile; invece quest’anno sono stato invitato direttamente dal priore (che viene nominato tra gli edili anno per anno), con cui collaboro frequentemente in campo professionale. Tre anni fa il parroco del Favaro mi chiese di presiedere la celebrazione eucaristica ed io volentieri ho aderito all’invito. A seguito della pubblica manifestazione del mio dissenso circa la conduzione di questa diocesi ultimamente si sono chiusi alcuni canali ed opportunità anche in campo lavorativo, in quanto io lavoro, dovendo come genitore mantenere i miei figli, due dei quali ancora studenti, cioè come san Paolo posso vantarmi di provvedere a me stesso con le mie mani senza essere di peso alla comunità cristiana. Pensate cari amici di Chiesa controcorrente che mi è stata tolta l’amministrazione di uno stabile che amministravo ben prima di essere ordinato prete, anzi prima ancora d’iniziare gli studi in seminario e che per mia iniziativa lo stabile è stato poi donato alla diocesi; poi mi è stato tolto un emolumento quale tecnico del seminario, mentre è stato mantenuto ad altri, di cui uno professionista e l’altro pensionato. Ora mi aspetto di essere sollevato dall’incarico di tecnico del seminario e ve lo farò sapere quanto prima se e quando questo avverrà. C’è poi chi tra i laici vorrebbe che mi fosse sospeso l’emolumento erogato dall’Istituto Sostentamento Clero che è una forma di stipendio che arriva direttamente dall’Istituto centrale di Roma. Luca, cioè Dio e non io, scrive:” chi lavora ha diritto alla sua ricompensa” e circa il mio apporto pastorale mi sono testimone comunità, confratelli, famiglie, e tanta, tanta gente, cari censori. Sono “l’uomo nel mirino” celebre film con Clint Eastwood e non dei jadisti, ma di alcuni fedeli cristiani. Si legga in ciò l’incapacità del vescovo a tutelarmi e il fallimento totale della paternità episcopale. Ritorno al parroco del Favaro che è membro del consiglio episcopale, pro rettore del seminario… E chi più ne ha più ne metta, un personaggio sprezzante, arrogante che si presta a tirare le orecchie per conto del vescovo indistintamente a preti e a laici; potremmo dire il braccio secolare (benchè chierico), del vescovo, incapace a sua detta, al governo e succube dunque dell’arroganza di questi personaggi. Per tornare alla festa di San Giulio non pretendo certo ogni anno di presiedere l’eucarestia ( a casa d’altri), ma in virtù della tanto declamata e celebrata fraternità sacerdotale , dovrebbe essere doveroso da parte del parroco del Favaro invitare un confratello a concelebrare, a condividere la mensa eucaristica e la mensa della Parola, perché sono prete ed è questo il fulcro della giornata, della memoria di S Giulio e non certo quello di “mettere i piedi sotto la tavola” (per usare il termine del vicario zonale cittadino in calce ad una missiva inviata ai prete della città). In questo senso la fraternità sacerdotale è una boiata come scriverebbe Montanelli con il suo linguaggio schietto. L’anno scorso avevo inviato una lettera nella quale rivendicavo il mancato invito alla concelebrazione della S Messa: non ho avuto risposta dal parroco del Favaro e non può accusare le poste italiane sostenendo che non l’ha ricevuta perché l’ho lasciata alla sua attenzione presso la portineria del seminario vescovile dove la consegna della posta è sicura e puntuale. (posta vaticana). Ultimamente nel cortile del seminario il parroco del Favaro mi ha affrontato comunicandomi la sua disponibilità ad un confronto, al dialogo, lui che non ha mai risposto ad una mia lettera. Come funziona questa diocesi? Così: sono padre di tre figli e vedovo, ho vissuto e costruito la famiglia, lavoro da oltre trent’anni eppure non sono mai stato inserito né nella pastorale famigliare, né nella pastorale del lavoro, sono stato chiamato a collaborare solamente come tecnico, come professionista, questa è la fraternità sacerdotale di cui Montanelli ironico, ma signore come vi ho già scritto la bollerebbe una boiata, Feltri suo discepolo, più rozzo e offensivo una porcata, Fantozzi decisamente volgare… Bisogna visionare il film ed avere l’acutezza di cogliere il parallelismo. Signore si nasce, non certo si diventa, il parroco del Favaro non solo non è nato signore, ma mai lo diventerà, potrà anche far carriera, il suo sogno, la sua massima aspirazione, perché l’arroganza porta a quello ad aspirare all’effimero, ma la signorilità, la nobiltà d’animo non lo toccherà mai, resterà quello che è , e quello che sa di essere, non quello che vorrebbe essere.