A SERGIO PRIMO CITTADINO
Sacerdote dal 2012, 55enne, vedovo da 16 anni, 3 figli due dei quali gemelli di 23 anni ed il maggiore di 27, geometra libero professionista, cioè lavoratore, (come s Paolo posso vantarmi di mantenermi con il lavoro delle mie mani), e contribuente dello Stato che lei da oggi rappresenta, le scrivo queste righe signor Presidente per testimoniarle, ( e lei ben comprende da cattolico che la parola testimonianza è grave e impegnativa), la mia vicinanza e solidarietà attraverso la preghiera e l’intenzione nella santa Messa per il settennato che lei ha iniziato al servizio della Repubblica italiana. Mantenga il più possibile il suo riservato modo di fare, la sua vita sobria (la panda), la sua intimità famigliare, la pubblica manifestazione della sua fede. Il popolo e i credenti hanno bisogno di testimoni, come lo è stato suo fratello in quel sempre vivo e presente gennaio del 1980, ricordo molto bene quell’evento come tanti altri di quegli anni difficili e segnati da una lunga scia di sangue. Il popolo sente purtroppo, ma con ragione la lontananza non della politica ma di chi la rappresenta. Gesù di coloro che guidavano il popolo Santo di Dio sentenziava:”… essi dicono e non fanno, legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filatteri e allungano le frange, si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze… “ Lei è il primo cittadino, lei se vuole può essere l’uomo a cui rivolgere lo sguardo, la guida, censore autorevole fondato, lavorato, maturato da esperienze anche tragiche, non…l’arbitro (scusi la sincerità) e mi permetto di ripeterglielo non si ha la necessità di un arbitro ma di una guida a cui guardare, con cui identificarsi per rettitudine, moralità, sobrietà di vita, coerenza. Ci restituisca un parlamento che legiferi non a colpi di decreti, o di voti di fiducia. Ammonisca con il solo suo esempio una classe politica sempre più simile all’aristocrazia francese ante rivoluzione: agi, vizzi, privilegi, vita smodata, bassa moralità, profilo mediocre, corruzione; una classe politica che l’ha applaudita a lungo e per tante volte per opportunismo, ma che l’ha già abbandonata per invidia condannandola ad una solitudine dorata ma pur sempre solitudine. Resta a suo conforto e rifugio la famiglia con i suoi valori, primo fra tutti l’amore, la sua famiglia alla quale non rinunci mai come sempre più spesso accade alla classe politica che ci governa che proprio in essa, nella famiglia dà dimostrazione di infedeltà e poca serietà. Le dedico questa frase tratta da “Walden ovvero vita nei boschi” di Henry D. Thoreau per i giorni più bui che sarà chiamato a vivere quando spente le luci della ribalta non si udranno più i colpi cadenzati dei cannoni sul Gianicolo e gli applausi non riecheggeranno più nell’emiciclo di palazzo Madama, allora nella solitudine e nel peso del suo servizio istituzionale le saranno di conforto queste parole: “ mi pare che lei debba sentirsi solo, laggiù e che debba desiderare di essere più vicino alla gente soprattutto nei giorni e nelle notti di pioggia e di neve”. Il Signore la benedica